Le donne nella scienza

Il
gender gap nel nostro paese continua a penalizzare non solo le donne ma anche
le bambine e le ragazze. Gli stereotipi, le disuguaglianze di genere e la mancanza di opportunità educative affondano le proprie radici già dalla prima infanzia. Con la diffusione della pandemia
il divario rischia di aggravarsi ulteriormente privando le bambine e le ragazze della possibilità di sviluppare talenti e competenze indispensabili per costruirsi il futuro che sognano.
Le disuguaglianze pesano anche
sui risultati nelle materie scientifiche che lasciano indietro bambine e ragazze rispetto ai loro coetanei maschi. Oggi in Italia alla fine della scuola primaria le bambine ottengono
risultati in matematica mediamente inferiori di
4,5 punti rispetto ai coetanei maschi: uno svantaggio che sale a
-6,1 punti al secondo anno delle superiori e a -9,8 all’ultimo anno.
Tra gli studenti con alto rendimento nelle materie scientifiche,
solo 1 ragazza su 8 si aspetta di lavorare come ingegnere o in professioni scientifiche, a fronte di 1 su 4 tra i maschi. Un gap che ha origine nei primi anni di scuola e che
si rafforza con la scelta del liceo o della facoltà universitaria: tra i diplomati nei licei i ragazzi sono più presenti
in quelli scientifici (il 26% di tutti i diplomati rispetto al 19% delle ragazze), mentre solo il 22% delle ragazze si diploma in
istituti tecnici, quasi la metà rispetto ai maschi (42%).
Inoltre, solo il 16,5% delle giovani tra i 25 e i 34 anni si laureano in
facoltà scientifico-tecnologiche, a fronte di una percentuale più che doppia per i maschi (37%), un dato tuttavia migliore della media europea. Un lungo percorso costellato di ostacoli che di conseguenza si riflette nel mondo del lavoro:
nelle aree STEM (
Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica),
le giovani rappresentano il 41% dei dottori di ricerca,
il 43% dei ricercatori accademici, solo il 20% dei professori ordinarie e tra i rettori italiani solo il 7% sono donne.
La classe medica
Andiamo ad analizzare più nel dettaglio la classe medica,
quante sono le donne medico in Italia? Ci sono differenze tra specializzazioni? Analizziamo i dati di
Atlante Sanità, il database della sanità italiana che comprende oltre
1,4 milioni di anagrafiche di professionisti della salute.
Partiamo da una specializzazione che, nell'immaginario collettivo, è tipicamente femminile:
pediatria e neonatologia. In totale sono 24.566 i medici specializzati, di questi il
60% sono donne. Altra specializzazione dove vi è una maggioranza di dottoresse è quella delle
scienze dell’alimentazione con
l’80% di donne e il 20% di uomini.
Diverso è il caso di
ginecologia e ostetricia, in cui la distribuzione per sesso non è significativa (49% donne, 51% uomini). Discorso analogo anche per l’endocrinologia e le malattie del metabolismo, il
54% è di
sesso maschile e il
46% di
sesso femminile.
Per quanto riguarda specializzazioni come
cardiologia, la differenza è invece decisamente maggiore: le donne sono il
29% sul totale. Tuttavia, è interessante notare che tra i cardiologi under 50, il 53% sono donne. Una specializzazione fortemente maschile è poi
ortopedia e traumatologia, in cui le donne sono solo 12% (anche qui se consideriamo unicamente i medici under 50, la percentuale di donne sale, ma non molto, fino al 21%). Altra specializzazione con una forte prevalenza maschile è l’
otorinolaringoiatria con il 71% di medici di sesso maschile e
solo il 29% di sesso femminile.
Autore:
PKE Group
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