«I dati Anvur sull'emigrazione dei medici sono interessanti, ma si prestano a più letture, non se ne può desumere una tendenza al depauperamento del Servizio sanitario nazionale, fermo restando che se il saldo tra medici in uscita e in entrata dall'Italia è negativo, delle riflessioni vanno fatte». Sergio Bovenga, segretario della Federazione degli Ordini dei Medici, commenta "a caldo" i numeri dell'Agenzia Nazionale di Valutazione dell'Università Anvur relativi alla mobilità dei professionisti. Numeri che per la sanità sono effettivamente variabili: per i medici tra il 2010 e il 2016 parlano di saldo migratorio negativo, con 7591 emigrati contro 1554 ingressi, situazione opposta a quella degli odontoiatri (ne abbiamo esportati 1010 e importati 2143, ma molti potrebbero essere italiani laureati in atenei stranieri che tornano per esercitare). Saldo negativo anche per gli infermieri, 5534 in uscita e 3303 sono entrati. Si deve concludere che lavorare nella nostra sanità è difficile e che gli stipendi all'estero -magari in Inghilterra o Svizzera, paesi extra Ue di sicuro richiamo -sono molto più appetibili?
PKE, società nata per gestire le banche dati delle professioni sanitarie, ha fra i suoi assets principali AtlanteSanità, il database che conta oltre 1,3 milioni di anagrafiche. Il database comprende il totale degli operatori iscritti ad Ordini e Albi, ripartiti nelle 34 Professioni sanitarie e nelle 3 Professioni del Ruolo sanitario, nonché il personale impegnato negli Enti pubblici e privati che rappresentano la globalità delle Strutture della Sanità. Al suo interno traccia anche i flussi migratori, codificando lo stato dell’operatore sanitario che ha lasciato il Paese come “Trasferito all’estero”.